Il Quartetto N.1 “Dance” per archi nasce dall’idea di coniugare
una formazione classica con l’esigenza di comunicazione
di oggi. Da questo presupposto la composizione si genera
da atteggiamenti provenienti da ambiti disparati: la tradizione
del quartettismo europeo e l’odierna popular music.
Vi si possono avvertire, è chiaro echi della tradizione (Ravel,
Debussy, Bartók, Janácek ecc.). In definitiva, un saggio oggi
esemplare di far conflagrare i mondi culturali del passato e
del presente da parte di un compositore che, avendone vissuto a fondo tutta la contradditorietà
ma anche la necessità e la forza linguistica, le pone a confronto in un “melting
pot” stilistico. Classicismo e “popular music” portati fuori dai templi dell’alienazione
odierna, diventano modi di vita, pulsante, diretta comunicazione col mondo cui
anche la voce umana, come al tempo di Monteverdi, offrirebbe ulteriore lustro. Opera
di fondamentale “allure” giocosa, è volto a rappresentare icasticamente (specie nella
seconda parte bipartita: “Moderately; Fast”) tutta la fenomenologia del ‘popular’ giovanile
odierno facendo scintillare in “singolar tenzone” zone assolutamente ironiche o
decontestualizzate dello pseudo avanguardismo contemporaneo (E. Fantin).